Nei secoli passati le biblioteche sono state considerate e progettate esclusivamente come luoghi per contenere e custodire libri, preziosi tesori dal valore inestimabile, ed alle quali avevano accesso soltanto in pochi: questi fortunati erano soprattutto i monaci amanuensi addetti alla copiatura dei volumi che, negli anni, sono stati tramandati fino ai giorni nostri. Oggi invece questi edifici hanno acquisito nuove funzioni e valori: da semplici luoghi di conservazione e studio dei testi, sono diventati veri e propri centri di vita. Sempre più spesso infatti, hanno come principale ruolo quello di individuare nuove polarità all’interno dei tessuti urbani, soprattutto di quelli meno consolidati delle periferie o delle aree di espansione più recente, e di contribuire alla definizione dell’identità di queste realtà più giovani. Ecco quindi che questi rifugi di silenzio e riflessione si sono via via trasformati in veri e propri centri di scambio e di condivisione di cultura, relazioni sociali, esperienze, attività.
Multifunzionalismo. Di pari passo con questi cambiamenti e con la galoppante evoluzione dei sistemi di comunicazione, le biblioteche hanno cominciato anche ad essere dotate delle tecnologie, sempre più numerose e sempre più complesse, finalizzate a rendere fruibile materiale non più solo cartaceo ma multimediale. Questa differenziazione e moltiplicazione delle esigenze e delle funzioni ha, a sua volta, portato con sè maggiori complessità e varietà degli spazi necessari per la consultazione di libri e di materiali audio-visivi, per lo studio, per l’accesso alle banche dati on-line, per la navigazione web, ma anche ambienti riservati ai bambini, per attività creative ed aule relax per gli scambi interpersonali.
L’architettura della biblioteca oggi. Pertanto anche l’architettura della biblioteca, sottoposta a questi nuovi e numerosi input, deve necessariamente confrontarsi con queste trasformazioni e, così come per le abitazioni, anche per questi edifici negli ultimi anni la strada che sempre più spesso i progettisti scelgono di intraprendere, è quella della sostenibilità e del legno. Nei tempi recenti sono soprattutto due i progetti, ora realizzati, che, da questo punto di vista hanno attirato l’attenzione: quello della Liyuan Library e quello noto come “The Pinch”, entrambi in Cina.
Liyuan Library, Villaggio di Huairou, 2011. Questo edificio è stato realizzato ad Huairou, un piccolo villaggio alla periferia di Pechino, la cui nota distintiva è all’interno di un contesto di elevata qualità paesaggistica: la zona si caratterizza infatti per la ricca presenza di vegetazione e di corsi d’acqua. Per questo i progettisti (Li Xiaodong Altelier), hanno ideato un edificio in grado di fondersi con l’ambiente circostante e di garantire, nello stesso tempo, la sostenibilità attraverso l’impiego dei materiali del luogo.
L’edificio si configura come un volume estremamente semplice, definito da ampie superfici vetrate rivestite esternamente da piccoli rami in legno grezzo, molto ravvicinati, e che fungono, nel contempo, anche da frangisole: in questo modo la luce penetra all’interno in maniera uniforme, garantendo le condizioni di illuminazione ottimali per le attività di lettura.
Anche gli interni sono realizzati interamente in legno, utilizzato sia per il rivestimento di pareti e solai, sia per gli elementi di arredo: si caratterizzano per la distribuzione degli ambienti su livelli differenti, collegati da scale la cui peculiarità è quella di poter essere utilizzate anche come sedute o ripiani per l’alloggiamento dei volumi.
The Pinch, Villaggio di Shuanghe, 2014. Al di là degli aspetti strettamente funzionali, questo edifico, anch’esso realizzato in Cina, simboleggia la rinascita del villaggio, e della comunità qui risiedente, dopo il terremoto che nel 2012 l’ha raso al suolo. Il progetto, che ha visto la partecipazione dell’Università di Hong Kong, è stato pensato come biblioteca e come centro di aggregazione rivolto soprattutto ai bambini ed è sorto a ridosso del muro di contenimento che definiva la piazza del villaggio, in realtà uno spazio rimasto vuoto dopo il terremoto ed in attesa di essere, un giorno, ricostruito.
Per riunire, sia fisicamente sia simbolicamente, le diverse zone, i progettisti hanno dato vita ad un edificio che, letteralmente, funge da ponte tra il livello più alto del villaggio (quota + 4,00 m, dove si trovano le nuove abitazioni ricostruite) e quello più basso della piazza: il risultato è un’architettura caratterizzata da una copertura calpestabile in legno che può essere utilizzata sia come parco giochi (come parete da scalare o come scivolo) sia come terrazza per la lettura all’aperto.
L’edificio presenta una struttura in legno, rivestita da doghe ed impermeabilizzata all’interno da fogli di alluminio. L’ingresso della luce è consentito dalla presenza di grandi aperture in policarbonato.
Nuova biblioteca della Temple University, Philadelphia, 2018. Quest’ultimo esempio è un progetto ancora su carta e che, presumibilmente, vedrà la luce nell’autunno 2018 circa. Si tratta della nuova biblioteca del campus della Temple University di Philadelphia ed è già stata annunciata come una vera e propria celebrazione dell’architettura in legno oltre che come dimostrazione delle possibilità che questo antico – nuovo materiale offre in ambiti anche molto diversi (per esigenze e dimensioni) da quello dell’edilizia residenziale. A differenza dei due esempi precedenti, infatti quest’ultimo avrà dimensioni molto maggiori, calibrate in funzione di quelle del campus, al cui interno orbitano circa 38.000 persone.
Il progetto, opera dello studio norvegese Snøhetta, è pensato come uno spazio in grado di stimolare la circolazione, lo scambio e la condivisione di persone, relazioni ed idee. Si configura come un volume compatto rivestito in pietra (che richiama i materiali locali) e con grandi vetrate, con l’ingresso messo in evidenza da un arco in legno. Quest’ultimo sarà il materiale dominante negli spazi interni, caratterizzati da pareti curve e forme sinuose rivestite da listelli.
Elena Ottavi