Non solo la sostenibilità ecologica ed economica. Per le architetture in legno, realizzate con la metodologia della prefabbricazione, una delle caratteristiche più apprezzate negli ultimi anni è la rapidità della realizzazione degli interventi progettati. Senza una compromissione della vivibilità degli ambienti. Proprio ricorrendo a questa virtù, del resto, sia l’architetto Renzo Piano sia l’omologo Stefano Boeri hanno proposto la loro “terapia” per i territori colpiti dai terremoti che hanno sconvolto da fine agosto il “cuore” dell’Italia.

Il legno, materiale del futuro. L’idea di restituire alle decine di migliaia di vittime quanto prima una casa e la percezione di poter tornare a frequentare una quotidianità matura. Senza sradicarle dalle proprie comunità. E per questi scopi, più di altri materiali, il legno è la risposta migliore. Il legno, infatti, essendo un materiale non solo naturale e riciclabile, ma anche elastico e dinamico, è più leggero dell’acciaio e del calcestruzzo armato, con la posa in opera che non rappresenta una grande criticità.

I principali vantaggi della prefabbricazione. Soprattutto se ad una progettazione accurata è seguita una realizzazione industriale rigorosa. In questo caso, quindi, con gli elementi prefabbricati già pronti, il cantiere diventa quasi esclusivamente il luogo dell’assemblaggio e del monitoraggio con una drastica riduzione dei tempi, ma anche dei costi perché la produzione industriale, sempre più raffinata ed evoluta mediante avanguardistici sistemi tecnologici, favorisce la semplificazione compositiva e la scarsa diffusione di errori che inciderebbero, successivamente, nella fase di manutenzione. Come, altresì, non va dimenticata un’altra fondamentale peculiarità della prefabbricazione: la possibilità di personalizzare il processo edilizio sulla base delle proprie esigenze – si pensi alla necessità di isolare termo-acusticamente in modo adeguato sia per l’estate sia per l’inverno – per una vivibilità degli ambienti domestici elevatissima e finora sconosciuta.  Vediamo, pertanto, alcune pratiche virtuose.

Casa GG. “GG” è una casa prefabbricata in legno con dei numeri importanti: 4 moduli, 4 mesi e 1 kilowatt. Si riferiscono, rispettivamente, alla distribuzione degli spazi, al tempo di realizzazione e all’impianto di riscaldamento. Specificatamente, ci riferiamo ad un involucro edilizio di ultima generazione costituito da 4 moduli, realizzati in 4 mesi con l’abitazione che è dotata di un solo impianto di riscaldamento di un kilowatt, acceso per due ore al giorno. Il progetto di “Casa GG” nasce in Spagna su iniziativa dei professionisti di Alventosa Morell Arquitectes e dimostra, in particolare, che la prefabbricazione in legno riduce i tempi di realizzazione e può dar luogo ad abitazioni a basso consumo energetico.

Unboxed. Questo progetto di prefabbricazione lignea proposto dagli architetti Colella e Barberio per l’area mediterranea, laddove soprattutto in estate sussistono le principali criticità per raffrescare gli ambienti domestici senza accrescere enormemente i consumi energetici, prevede l’uso di un modulo standard che, come la tessera di un mosaico, può combinarsi con altri analoghi elementi edilizi in ragione delle esigenze familiari. Tali volumi, già dotati del sistema a cappotto per l’isolamento nell’intento di ridurre i fenomeni dei ponti termici, sono concepiti per favorire anche l’illuminazione e la ventilazione naturale suddividendo efficacemente la zona giorno, a sud, da quella per la notte, a nord.

Áph80. Con questa iniziativa, invece, facciamo riferimento ad un prototipo “mobile”: secondo gli ideatori, infatti, per le alte performance energetiche-dinamiche dei moduli previsti, oltre la singola abitazione sarebbe possibile realizzare anche un intero villaggio. Trasportabile. Nel quale non mancherebbero i vicoli e le piazze. Rappresentando questa soluzione una possibile innovativa soluzione per tutti quei territori oggi soggiogati dalla potenza della natura e vittime dei cambiamenti climatici.

Pop-up House. Questo modello affianca alla virtù della sostenibilità economica quella della sostenibilità ecologica: il sistema costruttivo a basso costo presenta delle prestazioni termiche talmente elevate da far configurare l’involucro come una Casa Passiva. L’alto livello di prefabbricazione, dovuto ad un alto livello di innovazione, secondo i progettisti dello studio di architettura Multipod, dovrebbe favorire la realizzazione di questa casa nel tempo record di 4 giorni, ove fossero impiegati almeno 4 operai.

Giuseppe Milano

Il legno è materia nobile e strana, non è più terra e carne non è ancora; è come il latte che non è sangue ma è già più che acqua.

Con le sue molteplici proprietà di materiale organico, dalla capacità di isolamento e accumulo termico, al controllo igrometrico, fino alle ottime performance in caso di incendio e di terremoto, il legno non ha rivali tra i materiali da costruzione, è ormai considerato il futuro.

L’interesse per le case in legno è sempre più diffuso in tutto il mondo. Tendenza alimentata dal fatto che questo materiale possa essere di provenienza locale o di recupero, agevolando un approccio sostenibile e innovativo. Senza considerare la possibilità di realizzare strutture modulari e flessibili e alla capacità di integrarsi con la natura.

Abitare in una casa in legno, prefabbricata o no, è oggi il sogno di molti. Soprattutto quando si pensa a case vacanza sul mare o di case eco-friendly immerse nel silenzio e nella natura.

Per motivi legati al benessere abitativo e, persino, al risparmio economico, anche in città, il legno è scelto come materiale naturale in cui vivere.

Dalla Svezia al Giappone, passando per l’Italia ecco una rassegna di sei case total wood sostenibili e sicure, da cui lasciarsi ispirare.

Alpine Barn Apartment by Ofis Arhitekti

In un piccolo villaggio della Slovenia si trova un ex fienile in disuso trasformato da Ofis Arhitekti in residenza estiva. Mantenendo le travi lignee a vista originali lo studio ha optato per un rivestimento interno in abete chiaro. In tutti gli ambienti il legno di abete rosso spazzolato la fa da padrone, dagli arredi ai pavimenti, alle pareti.

Naust paa Aure by TYIN Tegnestue 

Con vista sui fiordi, in Norvegia, il progetto firmato TYIN Tegnestue. Questa boathouse nasce dall’idea di ristrutturazione di un piccolo rifugio dell’800 in legno situato sulla costa. La rilettura dei progettisti privilegia la flessibilità degli spazi, i materiali naturali e il basso impatto ambientale. E per ottenere questo non c’è niente di meglio del legno.

Haus für Julia und Björn by Architekten Innauer Matt 

La casa progettata da Innauer Matt ad Egg, in Austria, rappresenta, invece, un esempio del mix fra ricerca di privacy e sapiente uso del legno che riveste l’intera abitazione, restituendo l’immagine accogliente del rifugio. Completando il piccolo borgo, la casa dialoga armonicamente con le altre abitazioni esistenti. L’involucro è composto da una struttura reticolare in listelli di legno, disegnata come un tessuto su misura, capace di nascondere o rivelare dettagli.

Triangular Villa by Leo Qvarsebo Arkitekt

La forma triangolare di questa casa progettata per la sua famiglia dall’architetto Leo Qvarsebo a Västerbyn, in Svezia, realizzata interamente in legno, si riflette anche negli spazi interni.

Questi gli ingredienti di una singolare ricetta: rivestimento interno in pannelli di compensato di pino svedese, arredi minimal della stessa essenza e tetto appuntito che scende fino a terra

House in Hanekita by Katsutoshi Sasaki + Associates

Nella cittadina giapponese di Okazaki, nella prefettura di Aichi, lo studio Katsutoshi Sasaki ha concepito un progetto sulla base di tre relazioni principali, quella fra la casa e l’area circostante, quella fra le case di due famiglie, e quella fra spazio pubblico e spazio privato. Anche in questo caso l’uso del legno consente di ottenere spazi che si legano tra loro in assoluta flessibilità.

Jubilee by Albertani 

L’aspetto naturale di questo materiale lo rende, inoltre, seducente per gli architetti che sempre di più si cimentano nella progettazione di case in legno, l’estetica delle quali risulta particolarmente apprezzata.

Albertani, che ha sempre rivolto massima attenzione all’estetica e al design, riesce a combinare eleganza, tecnologia e basso impatto ambientale in tutte le sue realizzazioni, personalizzabili in base ai desideri del committente più esigente.

Il progetto Jubilee si distingue per il mix di elementi classici e moderni. Parte della facciata bianca è rivestita in legno di larice, che dialoga con i serramenti in alluminio antracite e con le tegole del tetto a falda.  All’interno open space e spazi chiusi sono connessi dalla scala in rovere, che separa sala da pranzo e cucina dal living, mentre al piano superiore diventa arredo e non solo ingombro, con accesso alla zona notte.

 

Valentina Ieva

La notte fra il 23 ed il 24 agosto scorso, una forte scossa di terremoto di Magnitudo 6.0 ed epicentro localizzato nell’area tra Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto ha segnato l’avvio dello sciame sismico che, ad oggi, continua a far tremare, in maniera anche molto violenta, la fascia appenninica compresa tra Marche, Umbria, Lazio ed Abruzzo.

Oltre alle centinaia di abitazioni, il terremoto ha gravemente danneggiato e, in molti casi, cancellato anche decine di edifici di carattere pubblico: palazzi amministrativi, scuole, ospedali, luoghi di culto. Tra questi c’era anche la Chiesa del Cimitero di Pescara del Tronto, piccola frazione del Comune di Arquata, fra le più colpite dagli effetti del sisma. Allo scopo di dare un segnale forte di rinascita e di risollevare gli animi delle popolazioni colpite, la Diocesi di Ascoli Piceno nella persona del Vescovo, Mons. Giovanni D’Ercole, con la direzione lavori del Geom. Pier Nicola Salvi di Montegallo (AP), ha commissionato all’azienda Albertani Corporates il progetto per la realizzazione di una nuova chiesa, in legno, sostitutiva di quella distrutta ma più sicura e più resistente. Si tratta di un piccolo edificio ma di grande valore simbolico dal punto di vista delle popolazioni colpite.

Una volta ultimato e definito il progetto, i lavori per la nuova chiesa sono iniziati il 26 ottobre e si sono conclusi in soli quattro giorni: la committenza aveva infatti fissato la scadenza per la consegna dell’edificio e per la sua inaugurazione alla data del 01 novembre, festività di Tutti i Santi. Purtroppo le nuove, forti scosse del 26 e del 30 ottobre hanno peggiorato le condizioni dell’area e delle strade intorno, ora diventate zona rossa, e reso necessario il rinvio della cerimonia inaugurale. Nonostante questa difficoltà l’edificio, al momento, rappresenta una delle prime strutture in legno realizzate nella zona dopo il terremoto.

Approfondiamo l’argomento con Massimiliano Ferretti, commerciale interno dell’azienda Albertani Corporates, che ha seguito da vicino la genesi, lo sviluppo e la realizzazione del progetto.

Com’è fatto l’edificio? Ce lo descrive?

L’edificio ha una struttura ad aula molto semplice, basata su una pianta rettangolare. Il rivestimento esterno ed interno è in legno, per rispettare il contesto “montano”.

Qual è il sistema costruttivo impiegato?

È stato impiegato il sistema platform – frame producendo le pareti complete presso lo stabilimento Albertani Corporates di Ascoli Piceno. In cantiere sono stati necessari solo l’assemblaggio delle pareti l’una con l’altra ed il montaggio della copertura.

Quali materiali sono stati impiegati?

Il platform-frame è stato realizzato con travi lamellari sempre prodotte nello stabilimento di Ascoli Piceno e all’interno è stato inserito un isolante in lana di roccia ad alta densità.

La finitura delle pareti (internamente ed esternamente) è stata realizzata con doghe in legno.

La copertura ha struttura in legno lamellare e manto a finire in pannello sandwich finto coppo.

A terra, al di sopra di un cavedio opportunamente isolato, è stato posato un parquet in faggio.

Come si riesce a realizzare un edificio completo in soli quattro giorni? Qual è il “segreto”?

Sono necessarie, oltre ad una progettazione esecutiva ben fatta, capacità produttive, esperienza e maestranze specializzate sia nella produzione in stabilimento che in cantiere.

Gli stessi sistemi e tecniche sono applicabili anche per la realizzazione di edifici ad uso abitativo?

La Albertani Corporates s.p.a. realizza già dagli anni Novanta abitazioni in legno antisismiche, anche se la vera svolta c’è stata in corrispondenza del terremoto dell’Aquila nel 2009, quando l’azienda, con il Progetto C.A.S.E. della Protezione Civile, è stata la prima a realizzare edifici multipiano interamente in legno grazie al sistema XILAM prodotto nello stabilimento di Ascoli Piceno.

Con le stesse tempistiche? Mi spiego: il progetto (e quindi la realizzazione) di un’abitazione è qualcosa riguarda molte questioni: spazi più complessi, maggiori prestazioni dal punto di vista termico ed acustico, impianti e dotazioni più numerosi ed articolati, ecc. È comunque possibile realizzare una casa completa in pochi giorni? Sa dirmi quanti, circa?

Abbiamo la facoltà, grazie al nostro fornito ufficio tecnico e commerciale, di realizzare e ottimizzare la progettazione esecutiva di qualsiasi edificio. Questo, unito alla grande capacità produttiva dei nostri impianti (i sistemi XILAM e platform – frame vengono prodotti direttamente all’interno degli stabilimenti Albertani Corporates), ci permette di ottimizzare al massimo i tempi e di poter consegnare una casa completa di impianti e finiture in circa 30/40 giorni dalla consegna della piastra in calcestruzzo.

Qual è il record (tempo minimo) per la realizzazione di una casa Albertani Corporates?

Pensi che proprio tornando alla prima ricostruzione dell’Aquila nel 2009, riuscimmo a consegnare in soli sei mesi 96 appartamenti chiavi in mano, distribuiti su 9 palazzine multipiano costruite interamente in legno.

In epoca più recente, all’inizio di quest’anno, siamo stati impegnati nella costruzione, questa volta a Monaco di Baviera, di 28 appartamenti, tutti in classe A, anche questi chiavi in mano e distribuiti su sette palazzine interamente in legno. In questo caso il sistema costruttivo impiegato è stato il platform -frame, con pareti ed i solai realizzate nei nostri stabilimenti di Ascoli, Edolo e Hermsdorf, in Germania. Tutta l’operazione è durata tre mesi.

Tornando alla Chiesetta di Pescara, che cosa la rende antisismica?

Innanzitutto il legno ha delle proprietà intrinseche che lo rendono adatto alle costruzioni in zone sismiche. Le strutture in legno, se confrontate con quelle in altri sistemi costruttivi, sono molto più leggere e pertanto le sollecitazioni sismiche, essendo proporzionali alla massa, sono notevolmente inferiori.

In qualità di addetto ai lavori e di esperto del settore, consiglierebbe una casa in legno? Perché?

Io sono un grande estimatore delle case in legno e non solo perché sono un addetto ai lavori.

Una casa in legno ha tantissimi vantaggi: è assolutamente antisismica, è molto valida dal punto di vista termico e, cosa non meno importante, ha un comfort abitativo difficilmente raggiungibile con i sistemi costruttivi tradizionali.

 

Elena Ottavi

Il post di questa settimana riprende ed approfondisce il tema di come è fatta un casa in legno: avevamo già introdotto e parzialmente sviluppato l’argomento qualche settimana fa, soffermandoci sulla descrizione dei sistemi costruttivi più diffusi e prestanti per la realizzazione di edifici in legno. L’aspetto su cui oggi vogliamo concentrarci più nello specifico è invece quello relativo a che cosa c’è dentro le case in legno ed a quali materiali occorrono per realizzarle. Esse sono infatti costituite sì di legno, ma non solo: il raggiungimento degli elevati standard di isolamento termo – acustico e di efficienza energetica è possibile solo attraverso la corretta progettazione e l’adeguato dimensionamento di tutti gli strati che ne definiscono l’involucro e che regolano gli scambi con l’ambiente esterno.

Per realizzare una casa, o un qualsiasi altro edificio, in legno occorrono quindi legno innanzitutto, ma anche materiali isolanti e rivestimenti per gli interni e gli esterni, oltre ad eventuali complementi strutturali in cemento armato per l’esecuzione, ad esempio, dei sistemi di fondazione. Vediamone i principali.

Oggi il legno impiegato in ambito edilizio è per la maggior parte, se non quasi esclusivamente, di tipo lamellare: può provenire da diverse essenze arboree e viene impiegato e posto in opera in modalità e forme differenti a seconda del sistema costruttivo utilizzato. Nei sistemi X-Lam lo si trova sotto forma di pannelli massicci costituiti da strati sovrapposti, incrociati ed incollati, che poi vengono collegati tra loro grazie a giunti sagomati o per mezzo di elementi di connessione metallici. Nei sistemi Blockhaus si presenta invece in forma di elementi orizzontali sovrapposti l’uno all’altro. Infine vi sono i sistemi leggeri a telaio, composti appunto da telai di listelli di legno, tamponati ai lati da pannelli OSB, MDF o simili, anch’essi in legno.

Questi sistemi definiscono e costruiscono la struttura di base della nostra casa in legno, la sua ossatura volendo ricorrere ad un paragone con il corpo umano: sulle loro prestazioni ed efficienza incide fortemente la seconda componente, che potremmo associare alla pelle, individuata dai materiali e dalle tecnologie impiegate per l’isolamento termico ed acustico. Questo garantisce i risultati migliori quando viene realizzato a cappotto, cioè quando avvolge come un guscio (o come una pelle appunto) tutta la superficie esterna dell’edificio, senza interruzioni: in tal modo è possibile evitare i ponti termici e le molteplici problematiche legate alle diverse temperature tra interno ed esterno. Può essere costituito da vari materiali, come la fibra di legno, la lana minerale, il sughero.

La fibra di legno (o lana di legno) è un materiale di origine vegetale derivante dall’utilizzo di scarti di legname non trattato, pressati e legati insieme in virtù delle naturali capacità leganti del materiale stesso: è ecosostenibile ed ecologico perchè, oltre ad essere naturale, viene prodotto senza l’aggiunta di additivi chimici. Viene fornito in pannelli di spessore differente ed assicura ottime prestazioni dal punto di vista del comfort interno: garantisce infatti isolamento termico ed acustico, inerzia termica e traspirabilità. Lo si può trovare ed impiegare anche in forma di fibra di legno mineralizzata: in questo caso la fibra di legno viene appunto mineralizzata, cioè legata per mezzo del cemento, il quale consente di aggiungere alle caratteristiche precedentemente descritte anche la resistenza a compressione e la protezione dal fuoco.

Anche la lana minerale (o lana di roccia) è un materiale di origine naturale, ma ottenuto dalla fusione di componenti minerali quali rocce basaltiche, silicati e sabbie: anch’esso è riciclabile, incombustibile ed assicura ottime prestazioni dal punto di vista dell’isolamento termico ed acustico. Si tratta inoltre di materiali estremamente stabili e che non subiscono variazioni nel tempo in funzione di variazioni di umidità o temperatura.

Tra gli isolanti naturali che oggi si stanno fortemente rivalutando c’è anche il sughero, il quale vanta eccellenti capacità di isolamento termo – acustico, oltre ad essere anche ecologico, incombustibile, traspirante, leggero ed estremamente durabile nel tempo (le sue caratteristiche e prestazioni infatti non variano nel tempo e non è soggetto al rischio di marcescenza).

I materiali isolanti si possono accoppiare tra loro, allo scopo di massimizzare le prestazioni dei singoli e devono essere di qualità certificata oltre che adeguatamente dimensionati nello spessore in funzione delle specifiche condizioni al contorno (temperatura, umidità, esposizione): è inoltre un presupposto imprescindibile che la posa dei pannelli venga effettuata a regola d’arte e da personale esperto, onde evitare l’insorgere di spiacevoli problematiche che potrebbero provocare dispersione di calore, presenza di condensa ed umidità, comparsa di muffe.

Vi sono poi i materiali che vestono la pelle dell’edificio, cioè quelli impiegati per il rivestimento delle pareti interne ed esterne. Come più volte sottolineato in precedenti articoli del blog, realizzare un’abitazione in legno non implica affatto che essa sia fatta di solo legno o che debba necessariamente ricordare la tipologia della casa di montagna o della baita. Tutt’altro: dalla sola osservazione solitamente risulta estremamente complesso, se non impossibile, distinguere una casa in legno da una realizzata con tecniche tradizionali. Infatti la presenza del cappotto esterno consente di rivestire le facciate dell’edificio con qualsiasi tipo di rivestimento, applicato direttamente sullo strato isolante oppure ancorato a mezzo di pannelli ed idonei supporti: legno, pietra, cemento, mattoni, intonaco. Questo aspetto porta con sè anche il duplice vantaggio di rispondere ai gusti estetici di progettisti e committenti e, nello stesso tempo, di adeguarsi ai dettami imposti dalle normative e dai regolamenti urbanistici di ciascuna località.

Oltre a quelli in legno, solitamente realizzati in doghe, perline o pannelli, i rivestimenti più frequentemente utilizzati per questo tipo di abitazioni sono gli intonaci: formulati in base a ricette di ultima generazione, assicurano isolamento, traspirabilità e resistenza. Sono disponibili in svariate granulometrie e possono essere applicati direttamente sulla superficie del cappotto. Sono inoltre materiali estremamente durevoli e che, uniti a lavorazioni di tinteggiatura, consentono di ottenere tutte le variazioni cromatiche possibili (ovviamente nei limiti delle normative), a partire dal bianco calce.

Per i rivestimenti interni delle pareti i materiali più diffusi sono i pannelli in cartongesso, derivanti dalla miscelazione di acqua e gesso: oltre ad essere di facile e veloce posa in opera, assicurano anche buone prestazioni sotto il profilo dell’isolamento termo-acustico e della resistenza al fuoco. L’evoluzione di questo tipo di materiale è quella rappresentata dai pannelli in fibrogesso, che consistono in lastre di gesso armate da fibre di cellulosa che gli conferiscono maggiore rigidità e resistenza agli shock.

Il quadro dei materiali necessari alla costruzione di una buona casa in legno, è completato dal cemento armato, impiegato per la realizzazione delle strutture di fondazione, dei solai controterra e delle porzioni interrate o seminterrate degli edifici.

Casa in legno quindi non è sinonimo di solo legno: esso ne costituisce indubbiamente la componente di maggiore peso e rilevanza, ma deve essere accompagnato e coadiuvato, nel raggiungimento degli standard prefissati, da molti altri materiali. Questi possono variare in funzione delle esigenze estetiche e prestazionali, ma dovrebbero sempre poter esibire qualità certificate.

 

Elena Ottavi

Uscire dal perimetro dei “luoghi comuni” per entrare in quello dei “luoghi condivisi”. Sull’architettura in legno quale responsabile principale della deforestazione, infatti, è arrivato il momento di passare dal regime delle pur legittime opinioni personali a quello della conoscenza collettiva.

Nuove verità. Scopriremmo, per esempio e prioritariamente, che questo pernicioso fenomeno dell’alienazione dei boschi è generato da due modus comportandi di origine antropica: da un lato l’insostenibile o illegale gestione delle foreste, dall’altro l’inquinamento atmosferico. Specificatamente, nel primo caso rientra sia la conversione ad uso agricolo o urbano delle superfici boschive, sia il taglio illegale o gli incendi, per lo più dolosi; nel secondo sono da considerare gli effetti dell’inquinamento provocato dalle attività umane nelle aree urbane e industriali (si pensi ai gas serra). Non rientrando in alcuna categoria, pertanto, l’architettura in legno non contribuisce alla deforestazione. Anzi, al contrario, favorisce lo sviluppo del patrimonio forestale.

Più alta è la domanda di legno, più alto il numero di alberi piantati. Se così non fosse, nei Paesi scandinavi e in Nord America, dove da più di un secolo il legno è impiegato per la costruzione di case, non dovrebbero esserci tanti alberi. È vero, invece, il contrario: più alta è la richiesta di legname e più alto è l’incentivo per piantare sempre più alberi. E più alto è il numero di alberi presenti, più basso è il tasso di inquinamento o degrado paesaggistico, con benefici notevoli sulla salute umana e urbana. Queste aree geografiche, notoriamente riconosciute come le migliori per la qualità della vita, con il loro esempio virtuoso ci spingono, pertanto, ad emularle per radicare una cultura ambientale nella quale il legno, tra i materiali naturali e rinnovabili migliori per le sue innumerevoli proprietà fisiche-meccaniche-biologiche, sia sempre più valorizzato ed usato.

L’esempio del Canada. E a proposito di “best practice”, il Canada – che dell’albero ne ha fatto prima un simbolo nazionale e poi una risorsa economica strategica, con il 94% dell’ingente patrimonio boschivo tutelato dallo Stato – si è dotato di un efficiente sistema di certificazione basato sulla norma riconosciuta a livello internazionale ISO 14001 “Environmental Management System” (Sistema di Gestione Ambientale) attraverso la quale viene definita una successione di standard ambientali applicati alla gestione sostenibile delle foreste.

Gli standard di certificazione. Tra questi, anche per la sua notorietà in Europa, citiamo il Forest Stewardship Council (FSC). Fsc è una Ong internazionale senza scopo di lucro nata nel 1990 in California con l’idea di definire una visione per la gestione sostenibile delle foreste mediante una pluralità di rigidi parametri – la sostenibilità ambientale, sociale ed economica – da rispettare da parte delle aziende consorziate. Oltre all’Fsc, tuttavia, esiste anche il sistema di certificazione Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes – Programma di Valutazione degli schemi di Certificazione Forestale). Pefc, presente anche in Italia con una proprio organizzazione, è una associazione internazionale indipendente, no-profit e non governativa, che si propone di definire “parametri quantitativi e qualitativi che, periodicamente misurati o osservati, permettano di valutare le performance ambientali e la sostenibilità dei sistemi di gestione forestale”. Entrambi gli schemi, quindi, richiedono il rispetto dei principi di legalità; di sostenibilità ambientale e sociale; delle convenzioni sulla tutela della salute e dei diritti dei lavoratori delle popolazioni coinvolte in tutta la filiera. Su questi due modelli di certificazione, con una apposita risoluzione, si è espresso anche il Parlamento Europeo evidenziando come sia Fsc sia Pefc siano “ugualmente in grado di fornire garanzia al consumatore che i prodotti certificati a base di legno e carta derivino da gestioni forestali sostenibili”.

La situazione italiana. Se nel mondo, in base alle ultime stime disponibili del 2015, il legno cresce ogni anno di 7,2 miliardi di metri cubi, in Italia – dal 1980 ad oggi – nonostante la percezione possa essere diversa, la superficie forestale è passata da 6,3 milioni di ettari a 10,5 milioni, con un incremento di oltre il 70%. A questa crescita, purtroppo e almeno fino ad oggi, non è stato possibile associare un piano di sviluppo sostenibile per consentire a questo patrimonio di generare ricchezza economica, creando occupazione, e ambientale, mitigando il rischio idrogeologico. Nonostante nel nostro Paese gli addetti alle lavorazioni in legno siano oltre 360mila e tra Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto non manchino aziende che hanno investito sulla gestione responsabile e sulla certificazione forestale. Tra le aziende “green” in possesso delle due certificazioni citate, infine, anche Albertani Corporates, che impiega questo legno per la realizzazione delle sue architetture di alta qualità e durabilità.

Giuseppe Milano

Edificare il futuro. Iniziare a costruirlo, già nel tempo presente, secondo una visione chiara per la quale deve sussistere una relazione armonica tra natura e architettura. Nella consapevolezza che a vivere da protagonisti il tempo che verrà debbano essere i bambini di oggi e che il processo di formazione è fortemente influenzato anche dal luogo nel quale esso si attua, diventa oggi fondamentale ripensare all’istituzione scolastica.

Il valore pedagogico della scuola. A quel luogo al quale tutti restiamo profondamente affezionati quando cresciamo per essere stato lo spazio in cui impariamo, oltre che a giocare e a socializzare, anche a pensare, a immaginare, a pianificare il nostro avvenire. Eppure, nonostante la sua strategica importanza, negli ultimi decenni, in tutta Italia, le scuole di ogni ordine e grado sono state un po’ trascurate dalle istituzioni politiche e oggi, nella stragrande maggioranza dei casi e prima ancora eventualmente di una rivisitazione contemporanea dell’offerta formativa, sono bisognose di interventi di manutenzione straordinaria.

Lo studio di Cittadinanzattiva. Nell’urgenza di saldare pragmaticamente l’esigenza della sicurezza con quella dell’efficienza energetica, per ambienti sempre più vivibili e funzionali. A corroborare queste tesi, pure una recente indagine conoscitiva curata da Cittadinanzattiva che fotografa nitidamente la situazione italiana. Dal rapporto si legge, infatti, “che più di una scuola su dieci ha lesioni strutturali; che un istituto scolastico su tre si trova in zone ad elevata sismicità con solo l’8% progettato secondo la normativa antisismica; che è scarsa l’attenzione agli studenti con disabilità, costretti a muoversi in spazi non adeguati; che nel 50% delle scuole mancano le palestre e nel 25% i bambini mangiano in locali inadatti; e che, infine, la prassi sembra sia quella di trasformare i cortili esterni in parcheggi”.

Il ruolo della prevenzione. In un Paese come il nostro nel quale, purtroppo, i controlli, almeno fino ad oggi, sono sempre stati successivi ad eventi tragici come terremoti e alluvioni, la prevenzione non va più solo invocata, ma anche e soprattutto realizzata. Agita con soluzioni ingegneristiche e architettoniche d’avanguardia, nell’idea di riqualificare, anche da un punto di vista energetico-funzionale e non solo statico, l’ingente patrimonio oggi distribuito nel nostro Paese e consentire alle più giovani generazioni di edificare il proprio futuro in sicurezza.

Esempi virtuosi. Nell’attesa che questa diffusa “grande opera” si completi, anche attraverso la valorizzazione degli strumenti attuativi di stampo governativo nel frattempo attivati, analizziamo alcune pratiche virtuose e alcuni esempi positivi già realizzati.

Asilo nido a Guidonia Montecelio (Roma). L’intervento, progettato da Donatella Petricca e Massimiliano Muscio con l’idea di avere una struttura energeticamente “passiva”, come si può leggere nella scheda descrittiva del nuovo istituto “prevede un asilo articolato in tre volumi, ognuno dei quali caratterizzato da una precisa funzione: volume lattanti/semi-divezzi, volume divezzi, volume dei servizi. Con gli elementi costruttivi principali (struttura portante verticale e solai di copertura) realizzati in pannelli di legno multistrato a strati incrociati Xlam, che forniscono un ottimo livello di isolamento termo/acustico e anti-sismico”. La buona tenuta dell’involucro, conseguentemente, ha consentito ai progettisti di prevedere la minima dotazione impiantistica necessaria a garantire sia in estate sia in inverno le migliori condizioni di comfort. Nello specifico, quindi, oltre all’impianto fotovoltaico e al solare termico posti sulla copertura, è stata installata una pompa di calore e un sistema di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore. Per la realizzazione di quest’architettura eco-compatibile, inoltre, fondamentale è stato il contributo di Albertani Corporates: non solo per aver messo a disposizione la quantità di legno necessario, ma anche per aver curato in cantiere il montaggio degli elementi costruttivi per un’opera dalla grande e riconosciuta qualità ecologica.

Asilo nido a Guastalla (Reggio Emilia). In sostituzione delle scuole danneggiate dal sisma del 2012, la nuova struttura in legno, ispirata nella sua geometria dalla leggendaria favola di Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio” e progettata da Mario Cucinella, si propone di favorire l’interazione dei bambini con lo spazio esterno in un continuum tra dentro e fuori reso possibile dalla sagoma architettonica caratterizzata da grandi vetrate. L’asilo di Cucinella è una struttura anti-sismica ed energeticamente d’avanguardia: non solo il fotovoltaico in copertura, ma sono previsti innovativi impianti per il recupero e il riuso dell’acqua piovana, per il raffrescamento e il riscaldamento, per la ventilazione e l’illuminazione. Per un comfort e una funzionalità elevate sia per i bambini sia per i docenti.

Scuola media “Piersanti Mattarella” (Modena). Questo nuovo Istituto è stato progettato valorizzando l’orientamento per permettere l’uso della luce naturale quanto più possibile nel corso della giornata.  Al suo interno sono presenti lavoratori e aule, palestra e sala polifunzionale, impiegabile anche dai residenti del quartiere negli orari extra-scolastici per una istituzione a stretto contatto con il territorio in modo da agire anche solo il profilo sociale e culturale.

Scuola superiore “Hannah Arendt” (Bolzano). Una delle scuole ipogee più moderne del mondo. L’istituto, ampliato nel 2013 in ragione dell’esigenza di dotarlo di undici nuove aule e quattro laboratori, si trova, infatti, nel centro storico della cittadina e in un complesso architettonico sottoposto a tutela. Eppure, per l’elevata qualità progettuale prodotta attraverso soluzioni funzionali eco-compatibili, dai fruitori non sono percepiti i quattro problemi principali dati dal “vivere sottoterra”: luce, senso di claustrofobia, ventilazione e umidità.

Giuseppe Milano

“Le idee, senza la loro esecuzione, sono allucinazioni” (T. Edison)

Questo è il motto coniato da Thomas Edison, l’inventore americano, padre della lampada ad incandescenza, che Isinnova ha fatto proprio ed ha adottato come slogan di presentazione.

Ma che cos’é Isinnova? Isinnova è l’innovativa startup, fondata dall’Ing. Cristian Fracassi con il supporto di due imprenditori e soci, che si occupa di sviluppare idee per sé, per committenti privati e per altre aziende: ad oggi sono più di 40 i progetti che ha in “lavorazione” e che, a breve, vedranno la luce.

 

Tra questi, il più importante e noto è sicuramente Brix System, nato da un’idea che l’Ing. Fracassi ha avuto nel 2009 riflettendo sui drammatici eventi e conseguenze del terremoto de L’Aquila. Di fronte alle notizie ed alle immagini di distruzione riportate dai telegiornali, Fracassi, all’epoca ancora studente di Ingegneria, ha cominciato ad interrogarsi sulla possibilità concreta, per chi ha perso la propria abitazione, di potersela ricostruire in maniera semplice, veloce, autonoma e sicura. Come lui stesso ha raccontato, la lampadina si è accesa una mattina alla fermata dell’autobus, osservando un addetto alla consegna dell’acqua scaricare dal camion ed impilare casse di plastica piene di bottiglie di vetro: acquisito l’input, Fracassi ha cominciato a dare ordine e forma alle riflessioni iniziali ed a maturare l’idea di mattoni leggeri, in grado di agganciarsi gli uni con gli altri e capaci di consentire a chiunque di costruire (o ricostruire) in maniera semplice e veloce la propria casa.

Dopo anni di studi, calcoli, prove e sperimentazioni, Brix System è stato presentato a Brescia nel corso della terza edizione di Supernova, il festival organizzato da TaG – Talent Garden e dedicato ad innovazione, tecnologia e creatività, in calendario dal 30 Settembre al 2 Ottobre 2016.

Brix System deve il suo nome alla fusione dell’inglese bricks, cioè matton,i e del latino Brixia, Brescia, la città dove il progetto è nato e si è sviluppato. Consiste in un sistema costruttivo completamente a secco che consente la realizzazione di abitazioni e strutture di ogni tipo, grazie all’impiego di elementi modulari, mattoni le cui caratteristiche principali si individuano nella leggerezza e nella semplicità di montaggio. Possono infatti essere movimentati e posti in opera completamente a mani nude e senza che sia necessario l’intervento di manodopera particolarmente specializzata: si agganciano in maniera veloce l’uno all’altro e non occorre impiegare malte, resine o collanti di alcun tipo. Possono essere utilizzati, indifferentemente, per realizzare sia pareti che solai, senza dover fare ricorso a pezzi o sostegni speciali: questo rende il sistema adatto a costruire molteplici forme strutturali. Ciascun “mattone” è inoltre dotato di fori per il passaggio di qualunque tipo di impianti e garantisce l’ispezionabilità.

Il sistema consente anche il raggiungimento di elevanti standard di efficienza energetica in funzione, in ciascun caso, dei materiali scelti per il riempimento delle intercapedini, degli isolanti, del tipo di impiantistica e degli spessori impiegati.

Brix System è inoltre sinonimo di sostenibilità: i mattoni Brix System sono infatti completamente riutilizzabili e riciclabili e possono essere realizzati in vari materiali a seconda delle esigenze: alluminio, plastica, acciaio, e, soprattutto, legno. Sono proprio di questo tipo quelli che, per il momento, hanno ottenuto i maggiori riscontri e che sono stati impiegati, lo scorso 30 Settembre, per realizzare la struttura che ha poi ospitato l’esposizione dei prodotti di Isinnova nel corso del festival Supernova. La realizzazione di questo spazio di 35 mq nel centro storico di Brescia è avvenuta dietro la sfida, lanciata dallo stesso gruppo di Isinnova, di completare la costruzione in meno di 12 ore: i pronostici sono stati più che stracciati, dal momento che il tempo effettivamente impiegato è risultato della metà, 6,5 ore per la precisione. Al di là del risultato, la dimostrazione ha rappresentato l’occasione in cui Isinnova ha presentato al pubblico il primo concreto esempio di struttura realizzata con l’impiego di Brix System. L’evento ha potuto prendere corpo grazie anche al supporto di dieci aziende lungimiranti, tra cui Albertani Corporates, che, ciascuna per le proprie competenze, hanno sposato la causa e credono nelle possibilità di questo innovativo sistema.

Ma quali sono le reali prospettive per futuro del progetto? Brix System nasce, in primo luogo, per rispondere all’esigenza di realizzare strutture abitative in tempi molto stretti e, quindi, per fornire alloggi d’emergenza. Tuttavia le caratteristiche che vanta e le prestazioni che è in grado di garantire (tra cui sostenibilità, leggerezza, sicurezza, efficienza energetica, resistenza antisismica, ecc.) lo rendono particolarmente adatto anche ad altre finalità, come, ad esempio, la realizzazione di strutture temporanee, la costruzione di edifici in contesti difficili per il trasporto del materiale, la fornitura di abitazioni a basso costo nelle grandi periferie affette da sovrappopolazione. La parola, quindi, spetta ora al futuro, che sarà giudice ed indicatore del grado di consenso che Brix System saprà ottenere.

Ad Isinnova, orgoglio tutto italiano, va il plauso per i successi finora raggiunti e l’augurio di accendere molte altre lampadine, luminose tanto quanto, e anche di più, di quella che ha portato a Brix System.

 

Elena Ottavi

Tra i pregiudizi più diffusi e difficili da sradicare tra quelli che solitamente accompagnano il concetto di casa in legno, troviamo, senza ombra di dubbio, la concezione comune che la vede fatta interamente ed esclusivamente di legno. La si immagina secondo parametri estetici spesso lontani e discordanti con il paesaggio urbano delle nostre città e periferie e la si associa a contesti che rimandano ad ambienti alpini o, comunque, nordici.

Tuttavia la questione è decisamente diversa. Infatti lo studio e l’approfondimento delle tecniche e delle tecnologie costruttive da impiegare nella realizzazione delle case e degli edifici in legno hanno portato le aziende operanti nel settore, tra cui Albertani Corporates, a mettere a punto, ed a perfezionare sempre più, una serie di sistemi costruttivi in grado di fornire risposta alle diverse esigenze. Si suddividono principalmente in due categorie, sistemi costruttivi di tipo massiccio (X-lam e Blockhaus) e di tipo leggero (sistemi a telaio), e si distinguono, in primo luogo, per la tipologia di struttura con cui sono realizzate le pareti.

Oggi, in Italia, sono soprattutto i sistemi X-lam e quelli a telaio a ripartirsi le quote di maggioranza del mercato delle costruzioni in legno. I primi consistono nell’assemblaggio di pannelli massicci ottenuti dalla sovrapposizione di strati di legno incrociati ed incollati, e collegati tra loro grazie a giunti a coda di rondine o per mezzo di elementi di connessione metallici (viti, ganci, squadre). Il numero degli strati, tre al minimo, deve essere sempre dispari ed è direttamente proporzionale alle capacità statiche e di stabilità del pannello stesso.

I pannelli X-lam costituiscono elementi portanti di superficie e possono quindi essere impiegati per la realizzazione di pareti interne ed esterne e per i solai di interpiano o di copertura: i solai di base (possibilmente areati), solitamente vengono realizzati in calcestruzzo, sia per garantire il completo appoggio a tutte le componenti della struttura per la loro intera lunghezza, sia per impedire scambi di qualunque genere (aria, rumore) con l’ambiente sottostante.

L’X-lam costituisce un sistema in grado di garantire estrema versatilità sotto il profilo costruttivo perchè, oltre ad assicurare ottime prestazioni di carico e stabilità, si integra facilmente con gli altri materiali. Questo costituisce un notevole valore aggiunto anche dal punto di vista estetico, dal momento che i pannelli possono essere lasciati a vista oppure intonacati o rivestiti da qualsiasi altro materiale. Sul lato interno, solitamente, vengono rivestiti da un primo strato in cemento-legno, che consente l’alloggiamento di cavedi per il passaggio degli impianti, e da un secondo di finitura in cartongesso; all’esterno vengono invece collocati l’isolamento a cappotto, adeguatamente dimensionato, e successivamente il rivestimento.

Il fatto che lo strato isolante sia posto esternamente rispetto alla struttura, porta con sè il duplice vantaggio di garantire, da un lato, l’assenza di ponti termici e, dall’altro, di aumentare la massa (e quindi anche la resistenza termica) del pacchetto.

A questi aspetti si aggiungono inoltre il notevole risparmio di tempo e risorse che si ottiene in virtù del fatto che i pannelli arrivano in cantiere già dimensionati, sagomati e pronti ad essere posti direttamente in opera: i vari elementi costruttivi, pareti o solai, possono infatti essere prodotti all’interno degli stabilimenti sulla base delle indicazioni di progetto e poi montati e collegati in maniera semplice e veloce attraverso connessioni standardizzate.

Il sistema X-lam probabilmente rappresenta, ad oggi, la naturale evoluzione dell’altro sistema costruttivo di tipo massiccio: il cosiddetto Blockhaus (o Blockbau). Quest’ultimo consente la realizzazione di edifici a setti portanti ottenuti dalla sovrapposizione di elementi lineari disposti orizzontalmente (in origine erano tronchi di albero) e collegati agli angoli mediante nodi a vista del tipo maschio-femmina o a coda di rondine e spesso rinforzati da elementi metallici. Questo sistema viene solitamente impiegato nei casi in cui il legno e la sua orditura devono rimanere a vista: tale aspetto, tuttavia, vincola la collocazione dello strato isolante, il quale, non potendo essere esterno, va posto all’interno ma con il rischio di generare ponti termici. In alternativa esso può essere comunque applicato all’esterno e poi rivestito, ma in questo modo perdono valore le caratteristiche proprie del sistema.

Ulteriori aspetti che hanno frenato la diffusione del sistema Blockhaus, sono rappresentati dal fatto che i singoli elementi orizzontali sono sottoposti a sollecitazioni di compressione nella direzione ortogonale alle fibre, alla quale il legno risulta meno resistente, dalla bassa resistenza sismica e dalle spesso importanti deformazioni da ritiro.

Infine vi sono i sistemi a telaio, anch’essi ampiamente diffusi ed utilizzati: si tratta di sistemi di tipo leggero, derivanti dagli antichi Platform-frame e Balloon-frame, che consistono, appunto, in telai costituiti da listelli (montanti verticali e correnti orizzontali) tamponati ai lati ed irrigiditi da pannelli tipo OSB, MDF o simili.

Il vantaggio principale di questo tipo di struttura si individua nella presenza di un elevato numero di elementi che garantisce, in caso di crisi o cedimento di uno di essi, l’azione compensativa di quelli vicini. Come per l’X-lam, anche in questo caso vi è massima libertà dal punto di vista della finitura delle pareti, che possono essere lasciate con legno a vista, intonacate o rivestite da altri materiali. E anche per i sistemi intelaiati vi è, inoltre, la possibilità della prefabbricazione: essi possono infatti essere realizzati in opera oppure venire prodotti in stabilimento e poi essere trasportati in cantiere per il solo assemblaggio.

Un aspetto spesso oggetto di discussione è quello dell’isolamento, che, in questa tipologia di sistema, si trova tra i montanti e risulta integrato all’interno della struttura: questo, se da un lato potrebbe consentire la riduzione dello spessore dei pacchetti, dall’altro genera discontinuità e ponti termici che rendono comunque necessario il collocamento all’esterno di un ulteriore strato di coibentazione.

 

Elena Ottavi

La ratifica dell’accordo di Parigi sul clima e contro il riscaldamento globale da parte del Parlamento Europeo dovrebbe spingere nuovamente tutti gli operatori dell’edilizia e dell’architettura ad interrogarsi sulla sempre più urgente e necessaria conversione ecologica dell’“industria delle costruzioni”. Secondo uno studio elaborato dall’ex climatologo della Nasa James Hansen insieme ad altri 11 esperti in materia, infatti, la temperatura globale ha raggiunto un livello che sulla Terra non si vedeva da 115mila anni: con l’aumento attuale delle emissioni di gas serra, il 2016 potrebbe chiudersi con una temperatura di 1,25 gradi più alta rispetto ai livelli preindustriali.

Occorrerebbe, pertanto, non solo agire rapidamente, ma soprattutto efficacemente, sul segmento residenziale che con il 29% è, dopo quello dei trasporti, il secondo settore in Europa per consumi energetici. La corsa al risanamento energetico dell’ingente patrimonio edilizio esistente, favorita potenzialmente dalla direttiva europea 2010/31/Ue che impone entro il 2021 di avere buildings ad energia quasi zero, ma anche dall’esigenza di riqualificare il costruito per non consumare o impermeabilizzare inutilmente nuovo suolo, dovrebbe vedere il nostro Paese in prima linea, essendo in possesso di un know how scientifico e tecnologico d’avanguardia, ma per i cronici ritardi di un Sistema-Paese incapace di investire nell’innovazione, sebbene ci siano delle virtuose eccezioni, oggi siamo tra gli ultimi in Europa per efficienza energetica.

Quella che oggi, quindi, è una notevole criticità, tuttavia, potrebbe rappresentare anche una straordinaria opportunità per invertire la tendenza e adottare una strategia integrata capace di affrontare nel modo giusto la complessità della contemporaneità. Del resto, dei quasi 14 milioni di edifici distribuiti nel nostro Paese, 12 milioni circa sono adibiti ad uso residenziale con il 70% di questo patrimonio edificato prima del 1976. Con la conseguenza che, attualmente, per il medio consumo di 170 Kwh/mq/anno del nostro stock residenziale che si traduce nel 35% dei consumi energetici totali, l’Italia è tra i principali paesi europei ad essere “energeticamente dipendente” dagli altri.

Nello specifico, secondo alcune ricerche dell’Enea, il riscaldamento è responsabile del 57% dei consumi energetici e sarebbe fondamentale, conseguentemente, agire nella rivisitazione dei suoi paradigmi tecnici per produrre non solo un maggior comfort domestico, ma anche consistenti benefici ambientali, oltre che economici, per tutto il Paese. Il risanamento energetico, per una sua corretta attuazione, si articola in tre progressivi stadi: 1) riduzione delle dispersioni e miglioramento dell’efficienza dell’involucro; 2) miglioramento dell’efficienza impiantistica; 3) ottimizzazione della gestione attraverso l’uso di energie rinnovabili. Vediamo, in sintesi, ciascuna categoria.

Ridurre le dispersioni. Soprattutto nei climi mediterranei, nei quali il principale problema è il raffrescamento estivo e nei quali è ancora più importante una seria progettazione bioclimatica condizionata dall’orientamento solare, dovranno evitarsi iperisolamenti preferendo soluzioni che prevedono l’uso di schermature fisse sulle facciate esposte a sud, l’automazione per le schermature mobili e l’adozione di infissi con vetri a bassa emissività.

Migliorare l’efficienza impiantistica. Una delle tecnologie oggi più affidabili, sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento, è la pompa di calore. A seconda dei climi e delle temperature d’esercizio, tuttavia, anche caldaie a condensazione, soprattutto per il riscaldamento, potrebbero soddisfare l’esigenza di un maggior comfort domestico. Una ulteriore soluzione, via via più diffusa nell’idea che anche la qualità dell’aria presente nello spazio domestico incida sulla vivibilità degli ambienti, è rappresentata dalla ventilazione meccanica controllata: essa può essere con recuperatore di calore o con scambiatore interrato.

Ottimizzare la gestione. Per ottenere benefici ambientali ed economici, anche i nostri stili di vita sono importanti. Se si deve uscire, per esempio, andrebbe anticipato lo spegnimento degli impianti o utilizzati adeguatamente solo negli spazi impiegati. In ogni caso, l’uso delle fonti rinnovabili è oggi sempre consigliato con impianti fotovoltaici o solari termici sempre più accessibili anche grazie alle proroghe indicate dalla vigente Legge di Stabilità che stanzia risorse per incrementare il tasso di risanamento energetico dei nostri edifici.

Concludendo, la domanda da porsi sempre, prima di avviare una qualsiasi progettazione di riqualificazione energetica ad opera di un professionista competente, è sull’entità del consumo energetico – ossia conoscere la classe energetica del nostro palazzo o alloggio – e su quali fabbisogni dovrà essere adattata l’opera di risanamento energetico. Sarà fondamentale, perciò, conoscere prioritariamente e preliminarmente il bilancio energetico dell’involucro edilizio sul quale si intende procedere. Nella consapevolezza che investendo sulla propria casa, con una spesa in pochi anni riassorbita grazie ai risparmi in bolletta, non accresceremo solo il nostro comfort domestico, ma contribuiremo a salvare il pianeta.

Davanti alla domanda di ampliare gli spazi domestici, ma contestualmente di non consumare vanamente nuovo suolo urbano (fenomeno che per l’Ispra avverrebbe alla velocità di circa 7 mq/sec), la risposta tecnica migliore, oggi sempre più diffusa, è nella sopraelevazione. Questa soluzione, idonea sia per edifici residenziali sia terziari e che non richiede nuove opere di urbanizzazione perché sfrutta quelle già esistenti, può essere realizzata con diverse modalità. Non solo con diversi materiali, ma anche con diversi elementi architettonici.

A seconda delle esigenze dell’utente che godrà dell’intervento di restauro e ampliamento. E nel quale, inoltre, andrebbero considerati anche i benefici energetici derivanti da un intervento edilizio simile, orientato ad accrescere la vivibilità domestica. Tra le possibilità oggi disponibili, quindi, l’unica capace di saldare, contemporaneamente ed efficacemente, la dimensione della sostenibilità ecologica-economica con quella della rapidità della realizzazione, è la sopraelevazione in legno. Con questa ipotesi che risulterà particolarmente performante se nascerà dalla prefabbricazione e sarà attuata con interventi a secco.

In principio, quando parliamo di sopraelevazione dobbiamo riferirci ad una estensione verticale dello spazio, ossia all’aggiunta di almeno un piano posto sul solaio di copertura di un edificio. Con questa trasformazione edilizia favorita dal Governo e dalle Regioni mediante i vari “Piani Casa” adottati che consentirebbero, stante alcune condizioni e le disposizioni urbanistiche vigenti, un aumento della volumetria del 20%. Un incremento notevole che, tuttavia, può conseguirsi dopo aver ottemperato ad alcune prescrizioni normative.

Secondo le attuali Norme Tecniche delle Costruzioni (Ntc: DM del 14/01/2008), infatti, essendo necessaria la verifica delle caratteristiche statiche e strutturali del solaio che dovrà sopportare il nuovo peso dato dalla sopraelevazione, è obbligatorio procedere alla valutazione della sicurezza e, ove necessario, progettare l’adeguamento sismico dell’intera struttura esistente. Con una attenzione, evidentemente alta, e un livello di progettazione altrettanto accurato, per tutti quegli edifici costruiti entro la fine degli anni ’80 del secolo scorso, quando era in vigore una altra normativa antisismica.

Per le sopraelevazioni, pertanto, dovranno essere garantite, rispetto ai vari stati limite, le prestazioni di resistenza, duttilità e deformabilità. Nei condomini, per esempio, questa possibilità, agli aventi diritto, sarebbe preclusa ove sussistesse il rischio di un danno statico ai piani inferiore o di compromettere l’estetica dell’involucro edilizio. Noti i benefici del legno – leggerezza e sicurezza, elasticità e flessibilità – è prassi, sempre più diffusa, impiegare questo affascinante e resistente materiale naturale e riciclabile per realizzare queste opere di sopraelevazione.

Non trascurando, inoltre, la capacità del legno di garantire un elevato comfort termo-igrometrico e un elevato isolamento termo-acustico. Riassumendo, perciò, possiamo elencare i numerosi vantaggi assicurati da una prefabbricata sopraelevazione in legno realizzata a secco (con pannelli XLam):

  • Velocità di posa, in confronto con l’edilizia in muratura, con risparmio di tempo e di risorse (con cantiere chiuso anche in poche settimane se la superficie da realizzare è modesta);
  • Alta capacità di portata attraverso una struttura leggera;
  • Alta efficienza energetica;
  • Comfort igroscopico e isolamento termo acustico;
  • Intervento a secco che limita pericolose vibrazioni e sollecitazioni dinamiche sull’edificio esistente;
  • Disagi ridotti con l’edificio da ampliare che resta abitabile e le nuove volumetrie rapidamente fruibili;
  • Cantiere “ecosostenibile” dovuto alla scelta del legno e della tecnologia della prefabbricazione con montaggio all’avanguardia che non produce polveri e rifiuti speciali.

Questi interventi, concludendo, quindi non solo dal punto di vista economico – secondo alcune stime si potrebbe spendere fino ad un massimo di 1400 E/mq – ma anche ecologico oggi rappresentano la migliore soluzione tecnica per tutti quelli che avrebbero la possibilità e desidererebbero ampliare i propri spazi domestici, non rinunciando al comfort e alla qualità.

Giuseppe Milano