Studenti universitari fuorisede e anziani, ma anche cittadini di origine straniera e neosposi. Il social housing, è la tipologia edilizia che consente di disporre di una abitazione a canone calmierato alle utenze deboli individuate che non possono permettersi di pagare un mutuo e non rientrano negli elenchi dell’edilizia residenziale sociale. Una pratica sempre più diffusa nel nostro Paese, sia per la crescente sensibilità ecologica accolta tra tecnici e imprenditori, che per la scelta del modello realizzativo in legno.
A corroborare questa tesi, anche i numeri dell’ultima indagine curata da Federlegno Arredo: nel 2015, oltre 3400 sono state le nuove costruzioni in legno, pari al 7% sul totale dei permessi di costruire, per un totale di quasi 700 milioni di euro di valore immobiliare. E, soprattutto, con un trend in forte crescita negli ultimi anni, ancor più se confrontato con gli edifici in acciaio o in cemento armato.
La proliferazione di questa tipologia edilizia nelle zone semicentrali o periferiche di città sempre più orizzontali e distribuite è dovuta anche ad una atomizzazione della società che spinge per modelli insediativi diversi e più flessibili. Fattore che sembra essere supportato dalle evidenze della ricerca condotta dai docenti di estimo dell’Università Iuav di Venezia Ezio Micelli e di urbanistica della Xi’an Jiaotong-Liverpool University in Cina Paola Pellegrini. Per questi, nei centri storici delle decine di città dell’Italia centrosettentrionale indagate sarebbe inutilizzato quasi il 40% del patrimonio residenziale disponibile.
Vediamo quindi una panoramica tra alcune pratiche italiane ed internazionali innovative e di particolare successo. A caratterizzarle non solo una mixité dimensionale, ma anche da una varietà funzionale degli spazi in comune, orientate ad elevare la qualità dell’esperienza domestica quotidiana. Il tutto nel paradigma della sostenibilità ambientale.
Brescia. Nella città lombarda, su impulso dell’agenzia regionale per l’edilizia residenziale e su progetto dello studio di architettura 5+1AA, sono stati realizzati in località San Polino 72 nuovi appartamenti suddivisi in quattro edifici di quattro piani in legno. Per la costruzione, avviata dopo il 2011 e completata in 5 mesi, si è impiegata la modalità della prefabbricazione a secco, con pannelli portanti di Xlam – legno massiccio a 5 strati incrociati – di diverso spessore per le elevazioni, completate da cappotto esterno, e per gli orizzontamenti. La progettazione integrata, avviata sin dalla fase preliminare, ha permesso di definire con precisione le misure delle aperture dei componenti industrializzati per un montaggio veloce e preciso in cantiere che ha generato l’assenza di ponti termici. Inserito nello scenario paesaggistico che ha il Monte Maddalena sullo sfondo e del quale sono stati ripresi in facciata i colori autoctoni, il complesso edilizio prevede soluzioni tecnologiche notevolmente evolute per il raggiungimento di alti standard di efficienza energetica. Oltre a un grande pannello fotovoltaico in copertura, che rende autosufficiente i 4 edifici in legno, è stato previsto che ogni unità abitativa disponesse di un proprio impianto di ventilazione meccanica controllata a doppio flusso con recupero di calore ad alta efficienza per garantire il giusto ricambio d’aria.
Milano. Il capoluogo meneghino ospita, secondo la stampa internazionale, una delle più moderne esperienze europee di social housing in legno. L’intervento, battezzato “Una comunità per crescere” e progettato dallo studio fiorentino di architettura diretto da Fabrizio Rossi Prodi, ha previsto la realizzazione in poco più di un anno in Via Cenni, su un’area di 17mila metri quadrati, di 4 torri da 9 piani, alte 27 metri e per un totale di 124 appartamenti di diversa tipologia e superficie. Se il “cuore” della comunità è costituito da un parco interno, la “testa” è illuminata dai green roof e dai giardini officinali, non dimenticando le “arterie” individuate da quegli spazi in comune destinati alla lettura e alla cultura, alla socializzazione e all’incontro.
Trento. Dal nome di un albergo demolito di cui ha preso il posto, la nuova residenza per studenti universitari Mayer di Trento risalta per le moderne tecnologie di bioedilizia utilizzate. La struttura in Xlam, con pannelli di spessore 10-15 cm, garantisce resistenza al fuoco e comfort termo-igrometrico. L’edificio sarà riscaldato da una pompa di calore da 90 Kw, che estrarrà il calore da acqua di falda a 14 °C in media. Sul tetto, in parte coperto da vegetazione per aumentarne l’isolamento, saranno ospitati 20 kW di fotovoltaico. Un sistema di ventilazione, infine, con scambio di calore penserà invece al ricambio d’aria dei locali, azionato da sensori che misurano in ogni stanza il tasso di CO2.
Parigi. Nel quartiere periferico di La Chapelle, commissionato dalla società immobiliare per l’housing sociale Siemp, già da qualche anno sorge un innovativo complesso residenziale destinato all’edilizia sociale progettato dallo studio di architettura locale KOZ Architectes. Tête en l’air (letteralmente “Testa nell’aria”) – questo il nome dell’iniziativa – prevede di recuperare l’edificio esistente e ampliarlo con una nuova struttura capace di accogliere 30 nuove unità immobiliari totali. Il perno del progetto è rappresentato da un ampio giardino in direzione sud che funge da cerniera tra vecchia e nuova struttura, ortogonale alla precedente. Su questa micropolarità naturale si affacciano direttamente tutti gli appartamenti al piano terra creando così una armonica connessione tra spazio pubblico e spazio privato. Il legno è stato adottato in modo radicale: dalla struttura a telaio ai rivestimenti esterni, tutto è in legno di larice, con performance energetiche elevatissime. Ai piani superiori si trovano volumi cubici di legno a sbalzo, orientati verso l’interno, che offrono l’occasione di disporre di una geometria variabile come variabile è anche la funzione interna predisposta. La copertura piana, infine, studiata per ospitare lavanderie, è costituita da porzioni praticabili intervallate da aree verdi non accessibili, oltre a contenere i moduli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.